L’Italia perde acqua da tutte le parti


perdita di acqua

Massimo Coppa* – Oggi, a Roma, un dossier sulla situazione del settore idrico in Italia è stato presentato da Federutility, la maggiore delle associazioni che riuniscono le imprese idriche ed energetiche pubbliche nazionali. Il quadro generale era sostanzialmente noto, ma indubbiamente è utile che siano stati ribaditi alcuni concetti che, per motivazioni squisitamente emotive ed umane, non fanno presa facilmente nell’opinione pubblica. Tuttavia ci sono i freddi dati e le incontestabili cifre a ricordarci che, in Italia, la vetustà delle reti comporta una perdita di acqua compresa tra il 30 ed il 40 % dei volumi immessi. Per non parlare dell’impiantistica fognaria (che non serve il 15 % degli italiani) e della depurazione (inadeguata o assente nel 33 % dei casi). Secondo Federutility, su 337mila chilometri di rete ben 170mila presentano gravi problemi o, addirittura, sarebbero da sostituire totalmente; e ci sarebbe bisogno di almeno altri 50mila chilometri di condotte da posare e mettere in attività. Questo significa che c’è una assoluta necessità di investimenti. Lo sostiene Federutility, che parla di 60-65 miliardi di Euro da spendere nei prossimi trent’anni; per l’Authority dell’Energia (che si occupa anche dell’acqua), spesso invocata a sproposito da interessati agitatori politici, ci vogliono 25 miliardi di Euro da investire nei prossimi cinque anni. Per questo la stessa Authority sta completando una trafila biennale rivolta all’aggiornamento delle tariffe idriche, superando il periodo transitorio ed arrivando ad una definizione certa, che consenta di programmare i necessari investimenti.Anche secondo il governo le risorse devono provenire da un aggiornamento delle tariffe: “Il grosso degli investimenti deve venire dalla bolletta”, ha detto molto chiaramente Erasmo D’Angelis, sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, proprio ad un’assemblea generale di Federutility tenutasi recentemente.

Peraltro gioverà ricordare che gli italiani sono tra i maggiori consumatori di acqua al mondo (duemila litri al giorno a testa), ma anche le perdite della rete sono notevoli: il doppio della media dei Paesi dell’Europa settentrionale. Del resto i costi sono elevati, specie in località che presentano un territorio accidentato (come Ischia) e che necessitano quindi di continui “rilanci” dell’acqua potabile e reflua, utilizzando pompe elettromeccaniche. Inoltre l’acqua utilizzata sulla nostra isola deve a sua volta essere acquistata, perché il territorio è privo di fonti autonomamente utilizzabili su scala industriale.Nel contempo, però, le tariffe idriche italiane sono le più basse d’Europa, con punte di record negativo come nel caso dell’isola d’Ischia, che è tra le località italiane con le tariffe più economiche.Una situazione generale destinata per forza di cose a cambiare, pena la definitiva perdita di efficienza del servizio, specialmente al Sud.Ed anche in prospettiva mondiale le previsioni non sono rosee. In assenza di una politica di investimenti e di riduzione degli assorbimenti (anche agendo sul comportamento degli utenti), la Banca Mondiale stima che nel 2050 il 45 % (quasi la metà!) della popolazione del pianeta non avrà adeguato accesso all’acqua potabile, mentre nel 2000 questa quota era dell’8 %. Già adesso l’Agenzia Europea dell’Ambiente ci dice che l’11 % della popolazione europea ed il 17 % del territorio europeo patiscono i disagi dovuti alla carenza idrica.

*(Resp.le Ufficio Stampa e Rel. Est. EVI spa)

 

ULTIMORA ONLINE
Questo sito non è un prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità.
Norme sulla privacy