E’ un’emozione complessa che deriva da un confronto sociale. E’ un misto di turbamenti: la tristezza per non essere come si vorrebbe, la rabbia nei confronti di chi ci mette nelle condizioni di sentirci perdenti, “da meno”. Deriva dal verbo latino in-videre, ovvero “guardare bieco”. Nella cultura popolare è associata al “malocchio”, il potere di danneggiare gli altri attraverso lo sguardo. Le azioni a cui spinge l’invidia (agite o fantasticate) hanno proprio questa funzione: colpire l’altro per ripristinare uno stato di uguaglianza. Sulla nostra amata isola regna sovrana. Siamo una comunità d’invidiosi, di persone che non si fanno i “cazzi loro” e di chi pur di prevalere sull’altro s’inventa l’inimmaginabile. Dante Alighieri pone gli invidiosi nel Purgatorio, Canto XIII della Divina Commedia. Il poeta si commuove vedendo le loro anime. Ombre lacere con indosso una ruvida veste, gli occhi cuciti da fil di ferro, appoggiate alla parete di una montagna si sostengono tra loro, piangendo e gemendo, sull’orlo del burrone. Non ti curar di loro ma guarda e passa.
L’invidia…
Postato da ultimoraonline